DALLA DC ALLA MARVEL. LA SCOPERTA DELLA PSICHE

Dal singolo al gruppo: ultimo spiraglio della DC

 

Superman, Batman e Joker sono tre figure con cui il fumetto esplora una serie di forze elementari. La fine di questo percorso conduce al venir meno della positività insignificante di Superman e all’eterno contrasto tra bene e male, segnati da limiti alterati, spesso confusi (relazione Batman-Joker). Il tentativo successivo della produzione fumettistica è quello di recuperare un terreno solido, per cui è possibile proporre storie semplici e lineari. Eppure la fantasia della DC inceppa in ruoli e personaggi che ha già raccontato e visitato: Flash è un ricalco di Superman, Freccia Verde è sotto molti aspetti una rivisitazione dell’Uomo Pipistrello. Nella ricerca di un contenuto ‘nuovo’, più accattivante per il pubblico, si inserisce il tentativo di affiancare agli eroi adulti delle controparti adolescenti, che in virtù di una maggiore commercializzazione sfumano la serietà del protagonista (sia Robin esempio e canone di questa strumentalizzazione). Questo processo di affiancamento porta però un nuovo tema, quello del ‘team’. Dato che le singole figure non riescono più a riproporre grandi tematiche, la squadra sembra sopperire questa mancanza ed offrire nuovo materiale narrativo. Nasce allora la ‘Justice League Of America’, il primo gruppo di supereroi, in grado di affrontare problemi che il singolo eroe non è in grado di affrontare.

 

 

Dal gruppo al singolo: la nascita della creatività Marvel

La storia vuole che agli inizi degli anni Sessanta il capo editore della Timely Comics chiedesse ad un giovane sceneggiatore di creare un gruppo di supereroi, così da ricalcare l’onda del successo inaugurato dalla Justice League. Nacquero così ‘I Fantastici Quattro’, che, fin dal loro esordio, hanno dei chiari vantaggi narrativi rispetto ai colleghi della DC. Innanzitutto, è un team collegato da un unico filo narrativo: non è un assemblaggio di diversi personaggi, ma hanno un’origine condivisa. Perciò condividono la medesima struttura simbolica: i quattro eroi rappresentano i quattro elementi della terra. Interessante poi che siano astronauti: è come se le potenze elementari della terra esplorassero la loro controparte, lo spazio infinito. Altro elemento da tenere in considerazione è il riferimento all’attualità: negli anni 60 la ricerca scientifica in America ha un ruolo chiave, come ben sappiamo. In terzo luogo, sono una famiglia: è questo l’aspetto da considerare maggiormente. La famiglia è il primo nucleo organizzativo per il soggetto, dove si forma e si instaurano i primi rapporti. Rendere una ‘famiglia’ protagonista di una testata fumettistica è il primo nuovo passo per riscoprire la soggettività, che non incarna più forze universali (non è più la figura statuaria alla DC). La narrazione è scandita da dinamiche più vicine alla vita reale, di ogni giorno: i problemi dei F4 sono i classici problemi che possono sorgere tra amici, fratelli, parenti. Il grado di immedesimazione da parte del lettore è quindi molto più alto. Ma è uno tra questi eroi che, secondo noi, ricopre il passaggio fondamentale ad una nuova prospettiva: la Cosa. Ben Grimm è il primo supereroe che non vuole essere un supereroe, che deve accettare le conseguenze di un fato crudele. La mutazione dell’aspetto fisico in qualcosa di diverso, aberrante per certi aspetti, è poi una tematica che può essere vicina all’esperienza di un adolescente che vive mese dopo mese cambiamenti fisici che non può fermare, solo accettare. Si delinea così una psiche per la prima volta profonda, che riflette, prova risentimento per ciò che è. Il primo gruppo della Marvel porta in sé un contraccolpo, un ritorno al tema della soggettività. Sembra quasi che l’idea della ‘squadra’ sia stata necessaria per ripresentare il soggetto sotto l’aspetto della psiche, come a voler dire che l’essere umano, quello autentico, si può trovare solo nella società in cui vive. Anche pensare, riflettere non significa altro che essere in relazione, vivere la molteplicità del sé.

Da qui, la comparsa di Hulk sembra quasi scontata. Bruce Banner, gracile scienziato, viene esposto ai raggi gamma e si trasforma nel gigante di giada, immagine di emozioni pure e violente. È quasi impossibile non intravedere in questa dialettica quella proposta dalla coppia Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Ma, mentre nel romanzo di Stevenson il tema era quello di far emergere l’inconscio, di portarlo a manifestazione, nel curioso caso di B. Banner e Hulk il tema da leggere è quello dello sdoppiamento della personalità e come questa frantumazione del sé diventi, per la prima volta, oggetto della narrazione fumettistica.

Gruppo, società, soggetto, frantumazione del sé: tutti elementi che portano nuova linfa al genere da noi esaminato. Sono anche le particolarità che distinguono il periodo d’oro della DC da quello della Marvel: è quest’ultima casa editrice a farsi portavoce dei nuovi valori, anche grazie al genio di Stan Lee. Penna proficua, quasi instancabile, giungerà alla perfezione quando saprà combinare gli aspetti del dramma psicologico ai classici temi fumettistici. La sintesi tra queste due correnti si concretizza nel personaggio di Spider-Man.

 

 

 

Giacomo Pasotti

Nato a Brescia nel 1991, ho pubblicato nel 2014 il mio primo romanzo 'C-Note' con la casa editrice Temperino Rosso. Laureato in Filosofia, sono un lettore accanito di fumetti, libri, saggi. I miei interessi riguardano la storia, l'arte e tutto ciò che riguarda la narrazione.

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