Non si poteva uscire dalla bozza situazionista…
Anche gli episodi della storia quotidiana così frammentata e discontinua come tante situazioni Dada che si poteva seguire nei media non era quella che si trovava nei libri, legata da un filo, tutta spiegabile e consequenziale, un fatto dietro l’altro in progredire logico, come tante risposte ai quesiti muti della umanità…
Fluxus non aveva motivazioni logiche o cause plausibili, succedeva tutto così come capitava. Era un procedere Situazionista...
Il senso e la direzione del cammino individuale, spesso difficoltoso, verso un tempo grammaticale in continuo divenire, nel racconto patafisico, nella buona fede del suo autore appassionato, lo avevano fatto cadere nella trappola di parole che involontariamente lo esponeva all’esame perpetuo, alla trasformazione dei tempi e all’interpretazione mutevole della storia e del senso…
Si era imprigionato da solo, con le proprie parole, nella bozza del racconto, era diventata un bozzolo insidioso, come un lettore inesperto o uno studente di campagna degli anni ‘50. Il filamento animale si stava asciugando in fretta e costituiva il bozzolo bianco, mentre lui si era accorto al risveglio di essere sprofondato nudo fino alla cintola…. e come si muoveva per uscirne scivolava ancora di più verso il fondo della matassa.
Di un fatto però era certo: da solo non poteva uscire da quella bozza… e neppure dal bozzolo. Anche il filo del racconto era molto esile, quasi invisibile, soprattutto nel rapporto con gli altri e le parole vivaci e superflue che si erano aggiunte nelle righe immobili e incastrate nella matrice lapidea, avevano peggiorato decisamente la situazione.