Cosa leggere: Cos’è l’arte contemporanea? (A. Fortini)

Nel nuovo saggio di A. Fortini si avverte fin da subito una chiara dicotomia tra arte e mercato. È facile capire come l’arte diventi oggetto di vendita: se si è disposto a pagare, c’è una domanda, un’offerta, uno scambio di denaro. Il difficile è capire come l’opera non sia solo ‘prodotto’, quale sia l’esigenza sottintesa, la specificità del fare artistico.

Cos’è contemporaneo?
L’esigenza di rispondere a questa domanda inciampa nella complessità dell’era contemporanea. Già la parola, di per sé, è contraddittoria: ogni era è ‘contemporanea’ e solo dopo che il tempo è trascorso, dando il suo giudizio, diventa possibile dare dei termini. Così il contemporaneo di duemila anni fa diventa antico, quello di mille anni fa ‘medioevale’.

Eppure non possiamo pensare l’arte se non all’interno di un tempo, di una storia. L’intreccio tra questi concetti è così evidente che nel discutere sulla contemporaneità si deve affrontare il tema dell’originalità. Se ‘l’adesso’ è il limite che manca, l’altro estremo, ovvero l’inizio, diventa assai più necessario.

Nello studio dell’arte preistorica emerge un’ulteriore parametro, quello della sacralità. Questo fattore dipende profondamente dall’immaginazione e della vena creativa degli uomini. L’operare artistico si rivela essere lo specchio dello spirito umano: la nostra essenza si rende visibile grazie al frutto dell’agire.

Il silenzio eloquente 

L’uomo si conosce allora in quanto libero creatore. Nell’esserci contemporaneo la libertà d’espressione è difatti un concetto chiave. Il rapporto dell’umano con la materialità assume forme completamente nuove. Il nuovo dell’arte non è però quello della tecnologia, del mercato, dei social: è il nuovo del sacro, dell’eterno, di ciò che è autentico.

Negli infiniti modi d’espressione che l’arte assume, l’autentico, il cui contenuto è il sacro, si esplica attraverso il silenzio. È una necessità logica: se deve comunicare ad ogni cultura e periodo, l’arte non può utilizzare parole, ma ciò che è alla base di ogni forma di comunicazione. Per l’appunto, il silenzio.

Vitale diventa il saper interpretare questo silenzio eloquente, che si esplica nel rapporto tra critica e opera. Il fruitore e il critico sono coloro che interpretano il mutismo dell’arte, producendo una nuova babele di lingue (e tutto ciò che consegue: correnti, strumenti, significati…).

Perciò risalta l’importanza del linguaggio e, nel medesimo atto, anche la sua impotenza. L’arte è al di là della parola, ma non possiamo fare altro che discutere. Come allora tenere insieme tale contraddizione?
Questa la terribile domanda che si percepisce tra le righe del saggio. E ancor più tremenda è la risposta. Forse non si può, oppure non è necessario risolvere il paradosso dell’arte: bisogna viverlo.

L’arte diventa vita: esperienza estetica
Con profondità, con sincerità. 
 
Nell’ottica della multimedialità e della libertà che ogni opera rappresenta, si sfocia in un nuova dimensione: l’agire esce dai confini della cosa per diventare evento, esperienza. L’arte diventa segno senza pretese di profondità, esercizio semplice come il gioco di un bambino. L’incognita, il non detto e non dicibile, sembra forse il medio, la soluzione più interessante.

Vita, pensiero, pura libertà, confondibile con il reale se non fosse per il contesto: i musei diventano la ‘cornice’ di riferimento per l’arte contemporanea, la porta per il suo tempio. Sullo sfondo del museo si risalta l’azione sociale dell’opera, la sua utilità al di là di ogni sfera di mercato. Il saggio termina lì dove aveva iniziato.

Ecco perché leggere ‘Cos’è l’arte contemporanea?’ di A. Fortini.

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Giacomo Pasotti

Nato a Brescia nel 1991, ho pubblicato nel 2014 il mio primo romanzo 'C-Note' con la casa editrice Temperino Rosso. Laureato in Filosofia, sono un lettore accanito di fumetti, libri, saggi. I miei interessi riguardano la storia, l'arte e tutto ciò che riguarda la narrazione.

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