È Notre-Dame che mi brucia
Ieri vedendo bruciare Notre-Dame, avrei voluto avere almeno il bruciore di stomaco, ma non mi è venuto. L’avrei voluto, il bruciore dello stomaco, perché così sarei stato certo di avere in me la presenza di un segno, che mi potesse far unire ai tanti presagisti che si sono espressi quasi IN DIRETTA, contemplando la sciagura inaudita come un segno apocalittico: la vittoria dell’Islam? Sempre in diretta al TG1 Sgarbi Vittorio ci rassicurava, dicendoci che in fondo c’era poco del Medioevo che crollava in quella chiesa, poiché era stata massicciamente restaurata nell’Ottocento. Per fortuna. Ma perché, è forse solo il Medioevo che c’interessa? No, probabilmente quello che oggi sembra importante è solo tornare indietro, e il più in dietro possibile, pensando o illudendoci come sempre di ritrovare le nostre vere origini. Le origini: un altro brutto presagio dei tempi bui che ci apprestiamo a voler far rinascere? Personalmente mi dispiace per tutti quelli che su quelle pareti hanno nei secoli lavorato: scultori, architetti, carpentieri… perché il loro lavoro è andato “abbastanza” in fumo. Non mi rincresce certamente per le pietre abbrustolite o crollate, per quelle per fortuna ci stanno già pensando L’Oreal, Dior, Louis Vuitton ecc. È forse per questo allora che non mi è bruciato lo stomaco, nonostante come tutti fossi piuttosto allibito e preoccupato? Del resto come Giacometti anch’io direi: “In un incendio, tra un Rembrandt e un gatto, salverei il gatto”.