FENOMENOLOGIA DEI SUPEREROI AMERICANI – Superman e la potenza dell’inizio
La celebrazione dell’uomo
Per essenza l’inizio è qualcosa di semplice, qualcosa d’immediato. Le stesse qualità appartengono al primo supereroe della storia dei comics americani, Superman, nato nel 1933. Le qualità d’immediatezza e semplicità non solo lo descrivono, ma lo definiscono in via essenziale. L’idea alla base di Superman è difatti l’immediatezza stessa. Prendiamo per esempio in considerazione i suoi poteri. Come il suo stesso nome suggerisce, egli vanta semplicemente le proprietà fisiche dell’uomo, ma in versione ‘super’, esagerata. I suoi poteri sono una superficiale esagerazione delle normali capacità del corpo umano. Superman è super-forte, super-veloce, super-intelligente, ecc… In tale potenziamento è implicato un senso di affermazione universale: difatti ogni qualità umana è celebrata nel massimo splendore. Come un dio greco, l’Uomo d’Acciaio rappresenta la perfezione e la semplicità del personaggio ne costituisce certamente anche il fascino maggiore. Il modo in cui la sua potenza straordinaria è dipinta rimanda al senso autentico, più profondo del vivere americano, dove le cose trovano verità nel proprio comparativo di maggioranza. In altre parole, la forza è tale solo se è super, se è esagerata, posta al limite del proprio concetto. Così come gli USA degli anni Trenta desidera porsi come super-potenza mondiale, anche Superman rappresenta tale volontà di superiorità e potenza. E tra poco vedremo nello specifico fino a dove si spinge il rapporto tra Superman e la visione americana dell’esistenza.
Nessuna maschera, nessuna mediazione
Prima di far ciò, dobbiamo porre all’attenzione un altro aspetto. Al contrario della maggior parte dei personaggi che lo seguiranno, Superman non indossa una maschera. È un particolare sicuramente di rilievo, da non sottovalutare. Il non indossar la maschera implica l’assenza del bisogno di nascondere il proprio volto. Nel nascondere il volto l’eroe non solo tutela la propria identità segreta: in realtà ne costruisce un’altra, quella da supereroe. Bruce Wayne è Batman quando indossa la maschera e così Flash, Green Arrow, Peter Parker e tanti altri. Il rapporto d’identità ha una direzione biunivoca: Peter Parker che indossa il mantello nero, non diventa Batman, così come Barry Allen con l’armatura non è Iron Man. Il costume è la propria e vera ‘pelle del supereroe’: la sua corporeità, il suo apparire agli occhi del mondo e il suo farsi riconoscere da esso. La maschera di Batman non è semplicemente un indumento: è il volto dell’ideale che rappresenta, l’interiorità di Bruce Wayne che appare in un’esteriorità. Allora, secondo tale osservazione, dobbiamo affermare che la figura in sé del supereroe è composta da (almeno) due personalità: quella civile e quella del vigilante. La maschera è il segno della loro mediazione poiché è grazie ad essa che avviene il vero e proprio scambio di personalità, il passaggio dall’una all’altra. Ora Superman non ha una maschera. Segno che egli non sente il bisogno di nascondere il viso, di ‘cambiar faccia’. Ciò si spiega considerando che l’affermazione universale di cui l’Uomo d’Acciaio si fa carico si riflette anche nel mondo in cui si pone nei confronti della realtà civile. In Superman non c’è spazio per il contrasto tra ciò che egli sente interiormente e il costume, la manifestazione esteriore del proprio interno. Superman è una sfera perfetta, trasparente, senza sfumature. Una positività quieta in cui non si pone il contrasto di una seconda personalità. Perciò l’assenza della maschera, che è mediazione tra due differenti personalità. E dove non ci sono termini contrastanti, non vi è movimento.
Un eroe americano
Una positività del genere è in sé essenzialmente vuota, senza contenuto. L’identità senza incrinature non ha alcun messaggio da comunicare e perciò cerca qualcosa di cui farsi carico. Qualcosa che gli dia spessore. Non trovandolo in sé, lo cerca all’esterno, nella realtà civile e sociale in cui vive. Ecco che Superman adotta la morale liberale degli USA, diventandone un difensore talmente accanito da risultare qualche volta un poco ingenuo e banale. Per questo motivo consideriamo Superman il più americano tra tutti i supereroi. Oltre alla morale, ci sono altri tre aspetti che ci spingono ad associare la figura di Superman alla tradizionale idea degli Stati Uniti. La prima è la più evidente: Superman indossa gli stessi colori della bandiera americana, ovvero il rosso e il blu. In secondo luogo, come abbiamo visto, il nostro eroe è una super-potenza, esattamente come gli Usa: il senso di potenza e d’affermazione attraversa entrambi. Infine, un elemento chiave: Superman è fondamentalmente un immigrato. In un paese senza storia, ogni persona può decidere di costruire il proprio percorso ereditando il retaggio che più gli aggrada per costruire la propria immagine di sé. Così Superman adotta il semplice, ma efficace principio morale degli USA definendo la propria identità.
Clark Kent, il costume
Famosissima è ormai l’interpretazione che Bill, personaggio di Q. Tarantino, dà di Clark Kent in Kill Bill capitolo Vl volume II. Parafrasando, Kent è il modo in cui Superman vede gli essere umani: deboli ed indifesi. Nonostante l’idea sia accattivante, non concordiamo appieno. Kent non è il modo in cui Superman ridicolizza l’uomo, ma è il suo costume. Ovvero mostra all’esterno ciò che Superman sente interiormente: la piena soggezione alla morale e al pensiero degli Stati Uniti. Kent è difatti un uomo maldestro, debole, ma onesto, che trova coraggio nel vivere della borghesia americana. Agisce condotto dalla regola morale al di sopra di lui, sebbene molte volte non vede chiaramente la situazione. Il dubbio dell’eroe trova la propria immagine allegorica negli occhiali, che diventano la vera e propria maschera di Superman. Gli occhiali sono allora una prima contraddizione, una prima incrinatura nella figura del potentissimo eroe poiché sono il simbolo della sua cecità, della sua visione unilaterale. Gli occhiali indicano la fragilità di una positività senza termini. Tuttavia in Superman la contraddizione è appena accennata: è un altro l’eroe che, nella storia dei comics, si è fatto carico della maledizione del contrasto, del tormento della differenza.