L’ambivalenza dell’alveare iconico
Strutturato nella materia molle e polisensi bile del cervello come un cilindro con cupola, la struttura tutta di alveoli o nicchie in cui si incastonano le icone, il tutto nella dimensione infinitesima che si può solo immaginare. Un magazzino di immagini tutte codificate con formule chimiche che si riproduce con l’uso e le icone sono sempre in movimento ogni volta che quelle nuove si presentano alla vista vengono confrontate ed archiviate nella velocità dei micron…
Solo ora ne prendiamo coscienza perché la moltiplicazione iconica ci assale continuamente; se non avessimo un sistema previsto per la classificazione e la conservazione ne saremmo stati travolti.
Voi immaginate la differenza e la velocità attuale delle immagini impreviste che balzano agli occhi: i nostri nonni ne vedevano un numero infinitamente inferiore. I nostri alveari in espansione sono biblioteche senza fine, modificano il cervello e si strutturano in modi imprevedibili.
Ognuno ha il suo sistema di archiviazione e di riutilizzo della immagini. I fotografi e gli artisti visivi sono i più predisposti alla trattazione delle icone e sviluppano una capacità precipua nel loro utilizzo virtuale e reale. Siamo solo agli inizi di questa kermesse immaginifica? Credo che studiare il comportamenti di specialisti come Ettore Le Donne, Mikel Untzilla, André Robèr, Samuel Montalvetti, Cesar Reglero Campos ci possa far capire meglio nel tempo la direzione in cui muoverci.