IL JOKER, SORRISO OLTRE LA MASCHERA

 

Simbolo incosciente, simbolo concettuale. I nemici del Cavaliere

La contraddizione che lacera l’epica figura di Batman si esplica nella schiera di nemici che anima il variegato universo di Gotham. Come il nostro eroe, i suoi nemici sono spesso allegoria dell’incontro tra razionalità ed irrazionalità. Anzi, attraverso di loro il rapporto tra opposti viene esplorato in diverse sfumature. In grosso modo possiamo individuare due gruppi. Nel primo l’inconscio trova espressione in un’immagine chiara e semplice, spesso legata al mondo naturale: pensiamo a Killer Croc, Poison Ivy, Mr. Zero. In questa categoria spunta il Pinguino, per profondità psicologica e carisma. Il meccanismo della metafora si rispecchia però su una seconda sfera di villains, figure allegoriche più astratte. Esempio sono Scarface, il Cappellaio Matto, Due Facce: sono personaggi che danno forma alla contraddizione in via più concettuale che immaginaria. L’Enigmista ne è l’apice, rappresentazione della domanda stessa: l’indovinello è un gioco che sfuma i termini, li pone astraendoli dal proprio contesto. Il senso delle cose è svalutato dalla complessità delle prospettive: il movimento, ai suoi estremi, si rivela visione stabile e ferma sul mondo e la contraddizione si scopre essere affermazione, staticità. Da questa dinamica sorge una forma di ‘satira’: nemmeno la tragedia (contraddizione) è reale, ma si rivolta nel suo opposto. La consapevolezza della caducità di ogni reale, anche della contraddizione stessa, e della falsità dell’esistenza è raffigurata dal Joker.

 

Pipistrello e Clown?

Appare strano che il principale nemico di un Uomo Pipistrello sia un Clown. Per Superman è Lex Luthor, per Flash l’Anti-Flash, per Capitan America Teschio Rosso, per Iron Man War Machine…etc. Insomma, ogni supereroe trova nella propria nemesi un riflesso, per alcuni caratteri sono riconoscibili ed altri sono opposti. Ciò non sembra instaurarsi immediatamente tra Batman e Joker, il cui contrasto suscita perplessità. Qual è difatti il filo logico che connette un pipistrello ad un clown? Sembrano due oggetti completamente sconnessi. Dalla loro incomunicabilità scaturisce un non senso, dovuto fondamentalmente ad un rapporto contrastante, quasi aporetico. Dall’essenzialità dell’insignificanza consegue l’ilarità, una gioia sollecitata dalla non sostanzialità della contraddizione: la scelta che pone il clown come uno dei due termini è difatti arbitraria; da ciò si implica l’accidentalità della contraddizione, che perde serietà e profondità e si capovolge in commedia. La figura che incarna nello stesso momento processo e soluzione del contraddirsi nel riso è il Joker.

 

Joker, nemesi e verità di Batman

Il convenzionale rapporto tra supereroe e nemesi è un contrasto che perdura, tale per cui il vinto non è mai vinto e il vincitore mai veramente vince: è una lotta infinita, continua logorazione come la guerra tra il bene e il male. Un opposto necessita dell’altro per riconoscersi, basa la propria identità sulla differenza con l’altro. Sotto certi aspetti, questi caratteri generici persistono anche tra Batman e Joker, ma quest’ultimo non è solo un polo della relazione, ma anche una possibile soluzione e destinazione di essa. La consapevolezza, che il rapporto in sé è posto dall’arbitrarietà della scelta, spinge il Joker ad adottare una prospettiva scettica su ogni determinazione: tutto si risolve in un grande gioco, per cui ogni stabilità, come una morale, una legge, un universale, perdono completamente di valore. Tutto si risolve nella risata, reazione emotiva diretta e spontanea di fronte al decadere della verità. Ora, se Batman rappresenta la tragicità della contrapposizione, il Joker, immagine dell’assurdità dell’esistenza, si svela come un possibile esito. In più opere di vario genere il Joker esprime una certa consapevolezza del proprio ruolo e della vicinanza al Cavaliere Oscuro, tanto che alcune volte sembra dimostrare per la controparte un affetto quasi maniacale. La fatalità dell’esito è estrinsecato dai suoi colori caratteristici: bianco, verde e viola sono sfumature che rimandano alla morte, ultima destinazione per ogni vivente. Inoltre, il Joker non ha un costume: in modo contorto e sinistro, ripropone una positività, come quella avanzata da Superman. La sua logica non è però ingenua poiché ha come contenuto la follia e la coscienza della complessità del reale. Così come in Superman non vi è differenza tra l’oggetto d’espressione e la forma di presentazione, anche nel Joker non sussiste differenza tra contenuto e forma: ciò che appare è l’essere del personaggio, il suo costume non è allegoria di nessun messaggio, ma immagine diretta. A questo punto, sembra davvero che un primo processo della narrativa fumettistica sia completato. Eppure la gravità di Batman, la profondità della tragedia, non scompare mai veramente. Sia perché l’ilarità ha bisogno della contraddizione per poter ridere, sia perché il mondo reale funziona comunque sulle determinazioni. In altre parole, la morale, la giustizia e la società sono strutture assurde, ma in ultima analisi funzionano: distinguere le cose del mondo (distinguere il bene dal male, per esempio) è essenziale all’esistenza, anche a quella che si auto-deride. Allora rimane un ultimo, grande conflitto: quello tra legge e arbitrarietà, tra tragedia e commedia, tra Batman e il Joker.

Il fumetto americano esaurisce così il tema delle potenze universali; ne deve cercare un altro, ancora più complesso. Il Joker conduce alla forza della scelta, al porre e negare del libero arbitrio. Il nuovo oggetto da esplorare non è altro che l’uomo stesso, la sua psiche.

Giacomo Pasotti

Nato a Brescia nel 1991, ho pubblicato nel 2014 il mio primo romanzo 'C-Note' con la casa editrice Temperino Rosso. Laureato in Filosofia, sono un lettore accanito di fumetti, libri, saggi. I miei interessi riguardano la storia, l'arte e tutto ciò che riguarda la narrazione.

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