Ecco che la rete indistruggibile ci stringe

l fatto o la spiegazione è che noi incameriamo nel nostro cervello molto di più di quello che in effetti credevamo di aver recepito e inscatolato nel cervello dove invece vi abbiamo conservato anche le nozioni utili, i ragionamenti complessi, le soluzioni dei problemi, le musiche più suggestive, i colori di un quadro, il suono di alcune parole, i profumi del bosco, le piccole abilità per fare alcune cose con perizia, una poesia recitata da un maestro di dizione alla radio: questi items sono tutti mimetizzati per bene tra gli altri elementi che non ci accorgiamo neanche di averli disponibili in ogni momento.

Ma intanto noi siamo come avvolti da una rete indistruggibile che ci rallenta nei movimenti e che ci tiene ancorati al suolo. È una rete immateriale che però è impressa nelle nostre membra, nei nostri pensieri più realisti, è come una condanna all’umanità che ci impedisce di volare. Nei momenti di maggiore euforia noi non ce la sentiamo più addosso e possiamo muoverci come se non ci fosse: le sue maglie si allentano e ci illudiamo di poterci staccare da questa trappola d’acciaio.

Poi quando scende la sera e la stanchezza della giornata si fa sentire ecco che la rete ci stringe e ci pesa come fosse fatta di pesanti catene, come se ci tenesse legati ad un masso e noi fossimo come quell’eroe greco Sisifo con il suo masso in spalla che deve continuamente portare in cima alla valle o come Prometeo incatenato a una colonna.

Siamo ancora nella rete come pesci catturati questa notte nel mare aperto, siamo come anime imprigionate, gabbiani senza ali, farfalle ritornate bruchi, siamo uomini e donne con i piedi per terra, angeli esiliati dal paradiso, che devono riconquistarsi la leggerezza e lo slancio del volo, ogni giorno un nuovo inizio, anges dévastés fino alla fine dei secoli o donne e uomini padroni del proprio andare ?

Ogni essere vivente ha il suo specifico personale nella sua particolarità, il suo fardello di coraggio e di paure, le sue belle qualità e i suoi brutti difetti; con tutto questo deve presto confrontarsi e tracciarsi la sua strada presente e futura. Non sarà inutile cercare nei libri e negli studi e nella natura le tracce da seguire, come organizzarsi e leggere a fondo anche nella sua umana essenza: le ispirazioni connaturate appunto con il proprio essere, tenere in considerazione le vocazioni e le predisposizioni, i talenti da scoprire in noi e da coltivare nel tempo, in ogni tempo e per quanto tempo.

 

Bruno Chiarlone Debenedetti

Bruno Chiarlone Debenedetti è nato nel 1947 a Cairo Montenotte (SV). Dal 1980 è attivo nel campo della poesia visiva e della mail art. Appena un anno dopo il grande Cavellini – GAC lo nomina maestro di cerimonia per il suo 100° anniversario 1914-2014. Nel 1990 scrive il Manifesto dell’Eco-arte. Nella sua nativa Liguria, a Rocchetta Cairo, con amici artisti, ha realizzato grandi murales sulle case del borgo. Dal 1996 ha collaborato con la rivista mensile “Liguria – Val Bormida”. Ha pubblicato alcuni romanzi storici e vari libri su Cavellini oltre a recenti libri conservati in varie biblioteche italiane. Scrive abitualmente vari articoli che compaiono on-line su Savonanews, Cagliari Art Magazine, Trucioli blog, Mediterranews, IVG. Bruno Chiarlone Debenedetti vive e lavora a Cairo Montenotte, Savona.

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