Tracce di sabbia – La collana di poesia
La nostra visione è che il linguaggio poetico sia un linguaggio senza un vero e proprio contenuto, un linguaggio apparentato alla musica, che evochi degli stati d’animo, che vivono appunto nel cangiare del sentire, come le tracce lasciate nella sabbia in riva al mare, che si cancellano alla prima mareggiata.
Non a caso la poesia si compone di versi, e i versi sono proprio versi. Un po’ come i versi animali, la poesia appartiene all’animalità dell’uomo, al suo essere animale, umano.
Per essere poeti si deve perciò essere ammalati di poesia, con ciò intendo ammalati di animalità, ammalati di sentire. Non si può essere troppo razionali, logici, previdenti… pena perdere la propria essenza primordiale. Il poeta per questi motivi, può facilmente risultare socialmente un po’ come un disadattato, uno che non sa far bene i suoi conti, tuttavia ciò che solitamente ci colpisce di lui, è la sua autenticità, ossia il suo essere più prossimo alla realtà naturale dell’uomo.
Per saper leggere poesia, non è sufficiente essere medici del paziente poeta, bisogna accostarsi un po’ a lui avvicinarsi al suo letto d’ospedale, dormire un po’ accanto a lui, divenire un po’ come lui, paziente, altrimenti i suoi versi, nonostante siano letti, non potranno essere sentiti.
TRACCE DI SABBIA temperino rosso esdizioni
Attilio Fortini