Per una definizione di creatività
Nel creato bisogna distinguere ciò che deriva dalla generazione da quello che deriva dalla creatività. Infatti ciò che è generato avviene indipendentemente dalla consapevolezza dell’uomo, poiché la sua determinazione sta nelle mani della natura, mentre viceversa ciò deriva dalla creatività, appartiene sempre alle prerogative degli uomini. Il creato della natura è per questo motivo muto, si possono carpire d’esso i meccanismi di come avviene, il compito principale della scienza, oppure cercare di trovarvi un senso, il compito delle religioni, ma fondamentalmente esso rimane silenzioso, proprio perché la sua origine non è umana. Al contrario ciò che l’uomo crea appartiene sempre alla sua creatività, non alla generazione. Egli potrà generare un figlio, ma questi non è stato creato da lui. Le sue opere, ciò il cui motivo gli appartiene, invece apparterranno anche alla sua creatività.
Perché la creatività ci parli
Ciò che è creativo ha sempre un senso, nonostante la sua oscurità. Tutto ciò che è creativo, ci può sempre dire qualcosa, nonostante esso non sia solo una cosa. Questa certezza fa sì che la creatività sia decifrabile, nonostante il suo motivo ci possa apparire incomprensibile. Non è dunque una pietanza mite avvezza a stomaci consuetudinari la creatività. Essa ha un senso soprattutto quando sa interrogarci, più che assecondarci.
Per una definizione di cultura
Se la generazione crea senza creatività, anche ciò che è coltivato lo può senza cultura. Perché gli uomini crescano, è sufficiente offrirgli come per le piante l’indispensabile che avrebbero anche senza essere coltivate, mentre viceversa per crescere nella consapevolezza, gli uomini abbisognano della cultura. La cultura non è indispensabile alla loro crescita naturale, bensì umana. Perché l’uomo cresca non solo come animale uomo, abbisogna della cultura.
Come fa crescere la cultura
Il bagaglio delle conoscenze che l’uomo ha sviluppato nel corso del tempo, spesso viene definito come il suo bagaglio culturale. E’ certamente questa un’immagine per alcuni versi adeguata, ma non per tutti, perché la cultura che ci giunge dal passato, nella sua purezza, era valida solo allora. Affinché sia valida anche oggi, essa va costantemente contaminata, reinterpretata. Ciò avviene con la creazione stessa di nuovi concetti, in altri termini di nuove consapevolezze, in definitiva di nuova cultura. L’interpretazione del passato non può che avvenire nella prospettiva di un futuro, per essere veramente ciò che fa crescere. La cultura che fa crescere, trae dal passato l’origine del suo processo, non il fine. Una cultura che conserva solo la purezza delle sue origini, non coltiva nulla, ma mantiene solo la memoria di qualcosa che non esiste più.
La cultura che fa crescere è contro le abitudini
La cultura della tradizione è rassicurante, essa è come i morti che non possono più dire nulla né difendersi da nulla. Dei morti si può dire di tutto, mai nessuno di essi saprà obiettare qualcosa. La cultura che vuol ricreare il mondo all’indietro, non saprà risolvere alcun problema, proprio perché non gli capiterà mai d’incontrarne. I problemi nascono perché non si conosce la loro soluzione, mentre nel passato tutto è già stato risolto, in effetti, finito. La cultura del passato è un punto di partenza, non di arrivo. La cultura che fa crescere lo fa perché affronta i suoi problemi, piuttosto che rifugiarsi nella quiete della loro assenza. Per questi motivi la cultura deve essere anche critica nei confronti di se stessa, critica nei confronti dei luoghi comuni che non fanno crescere nulla di nuovo.
Quello che le opere della creatività creano, è la cultura
La creatività si materializza nelle opere, è tramite esse che qualcosa appare. Tutto ciò che le opere hanno da mostrare, è la creatività stessa, nonostante l’unica cosa che la creatività non sappia mostrare, è proprio se stessa. Che nell’opera sia in atto la creatività, e non lo sia nella creatività medesima, è ciò che permette alle opere di avere un senso, ossia ciò che la creatività per se stessa non poteva mostrare. Le opere esprimendo la creatività, manifestano un senso che come semplice materia le cose non potevano avere. L’opera rimanda dunque sempre alla creatività e questa all’opera. Nell’ambiguità di questo processo prende forma la nostra cultura, ossia ciò che incessantemente germina per morire e muore per rinascere.
Ciò che la creatività crea creando le opere, è la consapevolezza
La cultura è in atto nelle opere, ma le opere non dicono nulla per se stesse, piuttosto esse portano all’apparenza qualcosa solo se un senso si lascia rintracciare. Le opere nella loro materialità, come qualsiasi altra cosa, sono mute. Il loro appartenere al linguaggio non si ritrova nella pura materia di ciò che le compone, ma nell’impronta che la creatività ha saputo offrirle. Questa impronta non è solo nell’opera che la mostra, bensì anche nell’osservatore che l’osserva. È in questa osservazione, in questo particolare tipo di visione, che l’opera si esprime e mostra qualcosa che prima non si conosceva. La conoscenza nasce all’interno di una visione, in altre parole: nella creazione delle idee. Quando le opere parlano, lo fanno nelle le loro idee, che non appartengono alle opere.
Non tutte le opere sono opere creative
Ciò che distingue una qualsiasi opera da un’opera creativa, è il motivo della sua nascita. Le opere creative a diversità delle semplici opere, non servono a nulla di concreto, non sono fatte con uno scopo né pratico né esclusivamente funzionale a qualcosa. Le opere creative sono conoscenza dell’uomo stesso, e questo tipo di conoscenza non è al servizio di nessun altro scopo che quel tipo di conoscenza. Le opere qualsiasi sono invece sempre al servizio del motivo funzionale che gli ha richiesto di nascere. La creatività al servizio degli interessi pratici della vita crea pertanto delle cose, non una visione dell’uomo e del modo in cui vive, sente, muore.
Le culture creative
Non sono al servizio di alcun interesse che non sia la condizione stessa dell’uomo, nel suo affanno esistenziale, nel suo cercare di comprendere l’abisso incomprensibile del vivere una vita che all’apparenza non ha alcun senso. Le culture creative posseggono una fede incrollabile nella propria potenzialità, nella convinzione che l’unico modo per uscire dalla trappola di un’esistenza senza senso, sia offrigliene uno attraverso le proprie mani, attraverso la propria intelligenza.