ERRE – ERRE | Romanzo-Reale
Errerre (agg.) def. : romanzo reale
Con errerre si definisce abitualmente tutto quanto rientra nella dimensione idealizzata della realtà. L’alto grado di complessità strutturale raggiunto dalla società moderna ha forzatamente modificato anche il modo in cui l’uomo diviene consapevole di se stesso, soprattutto per ciò che concerne dove egli possa reperire le proprie gratificazioni, le quali in gran parte provengono principalmente dalle relazioni con i suoi simili.
Attraverso la modificazione sensoriale dovuta al continuo sviluppo tecnologico, nuovi centri per approvvigionarsi dell’idealità si sono formati. Questi non risiedono più semplicemente nell’immediatezza di un incontro personale e reale, ma nella sua rappresentazione idealizzata, che in ogni caso è, sia molto più malleabile da colui che la costruisce, sia più gestibile emotivamente da colui che ne viene a contatto, dato che entrambi possono sempre dire: “questa non è la realtà!”.
La comunità errerre, come insieme ristretto di persone, nasce dunque per soddisfare questo nuovo bisogno, ossia far sfuggire all’insieme della comunità umana le frustrazioni che le provengono dall’isolamento che il nuovo modo di vivere sociale, mediato dai sistemi tecnologici, ha prodotto.
Nella comunità errerre convergono dunque persone reali, ma che sono, a questo punto, non persone qualunque, bensì personaggi pubblici. Essi s’incontrano con altri loro simili e costituiscono giorno dopo giorno la storia pubblica della società. Sono politici, attori, cantanti, sportivi, giornalisti ecc. Il loro incarico è quello di vivere una vita non ordinaria, ossia di fare tutto ciò che non è permesso agli uomini comuni, ed è anche a questo scopo che spesso percepiscono remunerazioni incomprensibili ai più.
In effetti attraverso la trasformazione da persone in personaggi essi arrivano a possedere notevoli privilegi, in un certo senso li si divinizza, ma allo stesso tempo li si confina anche in una sorta d’irreale gabbia dorata, ovvero li si distrugge umanamente, non permettendogli più ad esempio d’essere brutti, di avere bisogni comuni, d’essere sostanzialmente reali, pena la cessazione dei privilegi concessi.
È però grazie a quella comunità ristretta che l’insieme degli uomini, quelli rimasti solo reali e non appartenenti al romanzo della realtà, possono continuare ad illudersi di vivere bene la loro vita, pur nel costante e frustrante isolamento tecnologico in cui sono finiti; ciò perché alcuni di loro, quelli che come loro sono divenuti personaggi pubblici, gli appaiono come se avessero superato, attraverso il loro vivere romanzato, quella soglia del dolore che costituzionalmente è di tutti.
Ma ciò purtroppo, seppur ben architettato da oculati registi che ne traggono vantaggi considerevoli, rimane solo un romanzo, in quanto la realtà rimane in ogni caso un’esperienza che non può essere trascurata da nessuno, nemmeno da un divo, o un errerre.
voce tratta dal Il fortinelli Dizionario dell’italiano nuovo